Tutti, in diverse misure, siamo afflitti da inquinamenti grandi e piccoli, dentro e fuori di noi. Taranto è una città meravigliosa che, più di ogni altra nel nostro Paese, soffre della presenza di un siderurgico, l’ILVA, e di altre pesanti fonti d’inquinamento ambientale (soprattutto diossina).
Qui, ci sono arrivato da pochi giorni per trascorrere le festività di fine anno e ho ritrovato gli amici alle prese – ormai da anni – con comitati, associazioni, movimenti di lotta e denuncia di questa impraticabilità di vita. Bilbao, in Spagna, antica città industriale, prima fumosa e grigia, è adesso una delle città iberiche più all’avanguardia culturale e ambientale. Semplicemente hanno soppresso tutto quel mondo industriale, ci sono riusciti. E non hanno creato disoccupazione, grazie a moderne politiche sul lavoro. La città è ricchissima e non a caso ha uno dei musei più importanti al mondo: quando ho visitato il Guggenheim ho compreso la grande impresa di quel fiero popolo basco.
Ma come possiamo limitare e circoscrivere i danni dell’inquinamento siderurgico (e di ogni altro), a Taranto e non solo, mentre le battaglie proseguono, nella noncuranza dei politici e degli industriali? La risposta è che: dovremmo cercare di mantenere il nostro corpo più forte e resistente alle avversità ambientali. Come? Mangiando in modo più sano e migliorando lo stile di vita! Semplice, ma non facile.
Le battaglie per migliorare la qualità della vita sono sempre lunghe e bisogna entrare in un’ottica di processualità, per la quale – nel presente – ciò che conta maggiormente è la direzione e non la destinazione, la meta cui prima o poi si perverrà … se vogliamo. Dico “vogliamo”, perché chi non vive a Taranto non può pensare che il problema non lo riguardi, così come riguarda, ognuno di noi, anche quello dei rifiuti nel napoletano. Tutti siamo tarantini e dovremmo fare molto di più per appoggiare i circoli virtuosi che, in queste città martoriate dall’inquinamento, vengono innestati dai movimenti, associazioni, comitati, di cui scrivevo più sopra.
Quando si parla di cibo tanti fanno “spallucce”: ma io mangio bene … faccio attenzione … mi limito … ogni tanto faccio una dieta (o ci provo) … pratico la dieta mediterranea … mi so regolare … il cibo non c’entra … l’origine dei mali è psicosomatica … vegetariani e vegan sono dei fissati, la macrobiotica puah … nessuno mi può venire a spiegare come si mangia … sono tanti altri i fattori di malattia … nella mia terra si mangia sano...
E invece no! Cari “tarantini” di tutto il Paese! Le cose stanno diversamente da quanto vi dicono dal parrucchiere, diversamente da ciò che ascoltate nelle varie prove del cuoco televisive, diversamente da ciò che leggete sulle mode gourmet e gourmand. Anche io, nella mia precedente vita (cioè fino a una quindicina di anni fa…), ero arrogante e non aperto ad una visione più complessa dell’esistenza, includente il fattore alimentare come base di vita più sana. Poi il mio corpo mi ha riproposto sempre più frequentemente degli aut aut: o cambi oppure starai sempre peggio. Sono cambiato e dunque …sono stato sempre meglio. Il cibo è medicina, si sa sin dalle antichità occidentali e orientali. Oggi mangiamo troppi prodotti di origine animale (carne, latticini, burro e formaggi) e cibi raffinati (pane bianco, riso bianco, pasta bianca, farina bianca “00” e zucchero) e così la nostra salute peggiora, senza che si possano avere sospetti su queste che sono le cause principali. Se continuate a mangiare carne tutti i giorni, anche sotto forma d’insaccati, vi ammazzerete da soli … e neanche tanto lentamente.
Personalmente mangio carne e formaggi, farina bianca e pasta bianca, anche zucchero, MA NON TUTTI I GIORNI, solo saltuariamente e occasionalmente fuori di casa. Non sono un vegetariano, non sono vegan, non sono un macrobiotico, anche se adotto i geniali principi macrobiotici per organizzarmi l’alimentazione di base, quella portante. Mangio prevalentemente e ordinariamente cereali integrali in chicco biologici, legumi e verdure e frutta. Quando è possibile scelgo il biologico, se la tasca e la presenza di relativi negozi sul territorio lo permettono. Mentre voi vi state facendo una fettina (stracolma di ormoni) ai ferri o state mangiando una coscia di pollo (di plastica), io mi sto godendo un meraviglioso tortino di miglio (per esempio) oppure una pasta e fagioli. Mentre trangugiate un dolce imbottito di burro, zucchero, uova, panna, latte, io me ne sto gustando un altro senza tutte queste “pesantezze”… ed ancora più buono per chi non ha il palato drogato dallo zucchero.
Il corpo, stordito e appesantito da cibi che i nostri avi si guardavano bene dal mangiare giornalmente, è diventato un ricettacolo di malattie. E’ chiaro che l’inquinamento – come anche il virus – quando trova un terreno debole e intossicato, ha più facile presa. Dico più facile, nel senso che se si mangiasse con più criterio e in maniera più “naturale” (parola usata e abusata, parola prostituta, ma non so quale altra usare) la nascita del tumore, indotto dal cattivo ambiente, sarebbe più difficile perché molto ostacolata da un “terreno” sano.
Immagino che molti di voi, leggendomi, obietteranno che vogliono una prova di quanto dico, come se tutto ciò che succede tra cielo e terra dovesse realmente essere sempre provato, altrimenti non è vero (il c.d. scientismo). Andate, piuttosto, a vedere quello che accade all’Istituto Tumori di Milano, dove – grazie alle aperte conoscenze del dott.Berrino – è stato introdotto un concetto di prevenzione basato anche sul cibo e sui principi della macrobiotica. Non si tratta solo di quella prevenzione, nota a tutti come la sola, che va sotto il nome di “diagnosi precoce”, ma proprio di quanto si deve fare per impedire che le malattie sorgano, anziché limitarsi ad individuarle quando sono già presenti, anche se allo stadio iniziale. Hanno scoperto che le donne mastectomizzate che mangiavano in modo macrobiotico reggevano molto meglio delle altre la chemioterapia e riducevano il rischio di recidiva in seguito. Chiedo. Essendo la chemio molto più direttamente violenta e invasiva di quanto non sia l’inquinamento “tarantino”, è consentito dedurre che chi mangia in un certo modo (diciamo, più tendente all’uso di cereali integrali in chicco, legumi, frutta e verdura), a maggior ragione, è in grado di opporre maggiore resistenza all’aggressione della diossina? Credo proprio di sì! Se i “tarantini” di tutto il Paese, cioè coloro che abitano nelle zone ad alto inquinamento, mangiassero meglio ridurrebbero drasticamente il problema (purtroppo senza eliminarlo, naturalmente!) e ciò consentirebbe loro di concludere meglio la battaglia (o la guerra?) per una anelata ecologia della loro terra.
Chi mi segue da Taranto o dalle altre Taranto che ci sono nel Paese, chi è insomma un “tarantino”, contribuisca ad avviare circoli virtuosi in cui si cominci a parlare anche di cibo “naturale”, anziché fare sacrosante battaglie per la salute e l’ecologia della propria terra, per poi sedersi a tavola e mettersi tutti i giorni nel piatto le peggiori nefandezze!
Facciamo come fece Kennedy a Berlino quando disse “Ich bin ein Berliner“: IO SONO UN TARANTINO!
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